Affrontare le crisi e superarle: il Circolo Artistico Politecnico durante il fascismo
Le crisi sono cicliche e come le persone anche le istituzioni ne risentono. Leggendo le pagine dei nostri verbali, incappiamo negli anni Trenta, anno in cui l’ingerenza del Sindacato fascista di Belle Arti provocò alcuni problemi tra i soci, come i dissensi sorti in merito alla mancata elezione dei pittori Alberto Chiancone e Giovanni Brancaccio nelle manifestazioni artistiche del Circolo. Sono riportate nel verbale dell’adunanza del 26 marzo 1932 la lettere di Vincenzo Ciardo, che si era fatto capofila di un gruppo di artisti dimissionari che protestarono contro la decisione del presidente del Circolo della mancata ammissione dei due artisti, quanto la risposta del presidente Caracciolo che, invitando gli artisti a retrocedere dalle loro dimissioni, spiegò le ragioni della sua posizione. Vale la pena riportare alcuni brani della lettera di risposta che fanno chiarezza anche sull’idea che la città e lo stesso Consiglio direttivo si erano fatti del Circolo in quanto istituzione: «Il nostro Circolo, che non è Circolo degli Artisti ma Circolo Artistico, e comprende, tra i suoi ottocento e più Soci, la parte intellettuale della Città, è composto in maggioranza di professionisti, quali avvocati, ingegneri, magistrati, medici, artisti ecc., ed è un Circolo privato di trattenimento, che, nel suo specifico carattere, si occupa di poliedriche manifestazioni d’Arte, fra cui anche le Esposizioni di pittura e scultura dei Soci Artisti. Quindi, nessuna prevalenza di una categoria sull’altra. Gli artisti, che rappresentano una minoranza di esso, hanno gli stessi diritti e doveri degli altri Soci e debbono, come tutti gli altri, sottostare alle medesime disposizioni dello Statuto. Se il Circolo Artistico, pel suo nome, fino a qualche tempo fa, ha tradizionalmente avuto per la categoria degli artisti una rappresentanza quasi ufficiale, allo avvento del presente Regime, con la istituzione del Sindacato Artisti, ogni e qualsiasi ufficialità per essi ha del tutto perduto. Né la Direzione, ossequiente al Regime e alle sue leggi, permetterebbe al Sodalizio, che rappresenta, ingerenze che non gli spettano, essendo il Sindacato il solo organo ufficiale, piattaforma e palestra di valori e tendenze. Se al Consiglio Direttivo è rincresciuta la mancata ammissione dei due candidati, cui aveva dato favorevole adesione col metterne in votazione i nomi, d’altra parte di quel che avvenuto alla votazione non può rispondere; senza dire che la Direzione rese noto ai presentatori tempestivamente l’incertezza del risultato. Ma, poiché gli artisti debbono, al pari di tutti gli altri soci, correre l’alea della votazione, dispiacevolmente è avvenuto questa volta, a differenza della precedente, che il risultato è stato sfavorevole ad essi». Una lapidaria pagina del libro delle assemblee fotografa anche il clima politico oramai prevalente nelle discussioni del Circolo, che rendeva quanto mai lontani tanto la leggera aria belle epoque, quanto le spigolature intorno a problemi di ordine giornaliero e contingente legati alle esposizioni, all’attività ludica e a qualsiasi altra manifestazione culturale e di intrattenimento: «L’anno scorso […] l’anima nostra, come quella di tutti gli Italiani, era protesa verso l’Africa Orientale, nella quale, ancora una volta, ha potuto rifulgere l’eroismo delle nostre Truppe, e l’altissimo valore dei Condottieri. Oggi, a distanza di un anno, pel volere indomito del Grande nostro Capo e Duce del Fascismo, e ella Maestà del Re, l’Italia ha riconquistato il suo Impero. […] Oramai l’Impero è un fatto compiuto, e la Nazione Italiana, stretta intorno al vessillo glorioso della Patria, segna il passo verso i suoi immancabili futuri destini». In quel giorno (22 novembre 1936) decadeva il presidente Paolo Caracciolo di Torchiarolo e veniva eletto al suo posto Nicola Sansanelli, per il triennio 1937-39. Si scrivevano così le pagine di storia del Circolo negli anni della Grande Guerra. #musapracconta