Museo Artistico Politecnico si riapre il 18 maggio di Paolo Popoli
Dall’inizio del lockdown, il Musap sta scrivendo sul web un approfondito racconto sull’Ottocento napoletano e sulla vita artistica in città fino alla prima metà del Novecento. L’ex Circolo artistico politecnico di Piazza Trieste e Trento pubblica ogni giorno sulle sue pagine social, immagini e testimonianze della propria collezione, una delle raccolte più significative sulla cultura partenopea con 600 tra dipinti e , 5.000 fotografie d’epoca e ventimila documenti tra cui alcuni volumi del Seicento. L’iniziativa “Musap racconta”, a cura del direttore artistico Diego Esposito con Giuliana Santoro e Lisa Saut, svela l’archivio dell’associazione nata nel 1888 come luogo d’avanguardia in contrapposizione al conformismo (di allora) dell’Accademia di Belle Arti. Il suo racconto online è perciò un grande libro su Napoli con capolavori di Vincenzo Migliaro, Gennaro Bottiglieri e altri artisti, molte rarità tra cui le opere trafugate dal circolo nel 2004 o ancora pagine di storia e scene del tempo come le contadine ritratte da Vincenzo Capparelli e postate simbolicamente in rete il primo maggio. “Lavoriamo sulla riapertura al pubblico il 18 maggio. Ma l’iniziativa virtuale proseguirà”, spiega il Presidente Adriano Gaito. “Prima del lockdown abbiamo avviato il progetto Social Art con l’Accademia di Belle Arti, una serie di filmati per far conoscere le nostre collezioni assieme alla sua monumentale sede di Palazzo Zapata e ai suoi ambienti intatti nel tempo, tra cui il salone liberty del Comencini”. Il progetto è parte di una strategia di investimenti avviata nel 2017 con la trasformazione del circolo in “Museo Artistico Politecnico” (Musap) e in fondazione per le arti, da poco ammessa all’albo regionale per gli istituti di cultura. “Finora, però, abbiamo ricevuto poca attenzione dalle istituzioni, in primis dal Comune”, la menta Gaito. Riaprire è fondamentale: il Musap non beneficia di contributi pubblici e le sue entrate dipendono molto dalle visite al museo e dal fitto della sala. A settembre ci sarà la grande mostra su Giovan Battista Amendola, lo scultore amico di Vincenzo Gemito che segnò a Napoli il passaggio dal verismo al liberty. “Fu lui a introdurre questo stile in città”, spiega Esposito, curatore della mostra. “Finora le sue opere sono state viste in modo sporadico: noi le abbiamo raccolte per la prima volta e le esporremo con altre sculture ritenute disperse o rintracciate di recente”. La mostra era prevista il 29 maggio in concomitanza con quelle su Gemito a Capodimonte e sul Liberty a Palazzo Zevallos. “Vogliamo creare sinergie tra istituzioni culturali e focus sulla cultura napoletana – conclude Gaito – questa è la strada giusta per ripartire”.