Il progetto di ristrutturazione dei primi anni Novanta.
Nel 1981 l’attuale Presidente Adriano Gaito, grazie alle possibilità offerte dalla legge 449, chiese l’intervento della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Napoli per riordinare la raccolta del Circolo; l’incarico fu affidato alla dott.ssa Luisa Martorelli, affiancata da una equipe di tecnici e architetti. Nel 1986 il progetto di ristrutturazione delle sale del Circolo fu commissionato all’architetto Mario Grassia, che diresse anche i lavori per conto della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici.
Dal 1903, il Circolo occupa l’appartamento sito al secondo piano di Palazzo Zapata, e i suoi ambienti si affacciano sui tre assi stradali di Piazza Trieste e Trento, via Chiaia e via Nardones; per potervi accedere vi sono due corpi di scala, benché oggi l’ingresso del pubblico sia consentito soltanto attraverso la scala principale, di fronte alla Piazza.
Gli ambienti della sede coprono una superficie di circa 1600 mq, a cui si aggiungono i 130 mq della cucina situata al piano superiore; l’altezza delle sale è variabile, dai quattro ai cinque metri e mezzo per le sale interne fino ai sette metri del Salone Comencini.
Prima dei lavori di ristrutturazione, gli ambienti erano profondamente danneggiati: solai e murature lesionati, servizi igienici insufficienti e mal ridotti, infissi rovinati e assenza di un impianto di sicurezza; a questo oggi si è rimediato attraverso l’adattamento funzionale di quasi tutta l’area del complesso.i
Il progetto di riqualificazione dei locali con la ripartizione in zone funzionali prevedeva la divisione in cinque aree principali. La zona A ristorante-salone, con ingresso attraverso l’attuale entrata aperta al pubblico durante gli eventi, in cui è presente il guardaroba. L’area avrebbe ospitato un piccolo bar, con funzione d’appoggio per la sala ristorante, comprendendo anche quella che l’architetto chiama «sala dei ritratti», «come saletta riservata», riferendosi alla fototeca; dunque un area di ristoro utilizzabile durante le manifestazioni, lasciando al piano superiore la cucina, che in seguito a successivi interventi di ripristino avrebbe ripreso la sua funzione, comunicando col piano inferiore attraverso una scala a chiocciola. L’unica sala che non avrebbe subito modifiche, ad esclusione dell’impianto di condizionamento, sarebbe stato il Salone Comencini.
La zona B è la zona museo, quella che accoglie una parte del patrimonio artistico del Circolo: si decise di collocarla in alcune sale scelte per la loro luminosità e per la possibilità di creare un percorso di visita circolare e indipendente rispetto agli altri ambienti; le opere non esposte nella zona destinata a museo sarebbero state collocate nelle sale utilizzate dai soci, e messe in risalto da un adeguato impianto d’illuminazione. Attualmente l’area rispetta almeno in parte il progetto, seppur con un diverso ordinamento delle opere.
La zona C, destinata ai servizi, con il secondo ingresso sociale, quello che oggi permette l’accesso al Museo, con guardaroba, sala bar, due sale ad esso collegate, la segreteria, i servizi igienici e sale di sosta o passaggio. Quest’area prevedeva la creazione di un collegamento tra l’attuale Sala Ottocento e l’archivio, attraverso la parete corrispondente.
La zona D è la zona teatro: progettato con una capienza di settanta posti a sedere, quattro uscite di sicurezza e due camerini, avrebbe ospitato rappresentazioni, corsi di aggiornamento, conferenze, proiezioni con ingresso secondario e indipendente attraverso il secondo corpo di scala; a seguire la biblioteca, che avrebbe recuperato la sala barbiere con l’ammezzato in legno il quale, una volta ristrutturato, avrebbe creato un’area d’accesso superiore per la biblioteca, che assieme alla sala degli scacchi sarebbe stata collocata in fondo per preservarne il silenzio.
La Zona E, destinata al gioco, da sempre vissuto dai soci come una sorta di ‘obbligo sociale’ elemento che ha sempre costituito una funzione associativa e per questo fondamentale per artisti e soci del Circolo; quest’area fu prevista come indipendente rispetto agli altri ambienti, a cui si poteva accedere attraverso l’entrata del secondo corpo di scale del palazzo.
Le aree che attendono oggi un’urgente opera di riqualificazione riguardano parte della zona C e D, dove oggi è collocato l’Archivio della Fondazione; è infatti con tenacia che il Presidente cerca instancabilmente un aiuto concreto dalla Regione che ha il dovere di restituire all’Istituzione spazi che, attraverso l’ideazione di validi progetti, possano ritornare fruibili per il Territorio.